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Cultura
Un’ardita raccolta
di poesie napoletane
Presentata una nuova Antologia curata da Salvatore Palomba
di Alessandra Giordano
Annamaria Ackermann e Salvatore Palomba
A rischio.
Così Pietro Gargano ha definito la nuova antologia “La poesia napoletana” di Salvatore Palomba (edizione l’ancora del mediterraneo, € 25.00), presentata nella Saletta Verde di Guida Merliani al Vomero.
A rischio, perché Palomba, saggista e poeta, noto per aver scritto la celeberrima Carmela portata al successo da Sergio Bruni, “sceglie, seleziona, scommette con troppa serietà”.
Aver incluso poeti come Gennaro Esposito – recentemente scomparso – o alcuni giovani cantautori in coda all’antologia, è stato certamente un azzardo.
E così accanto a Salvatore Di Giacomo ecco che spunta Nino d’Angelo, ai versi intramontabili di Libero Bovio sono accostati quelli moderni, ma altrettanto belli, di Gragnaniello, oppure leggere Pino Daniele appena dopo il grande Eduardo. Ma Salvatore Palomba non è nuovo a questi “salti” acrobatici: la sua esperienza di studioso delle cose napoletane gli consente, appunto, di affrontare questo rischioso connubio, senza dubbio apprezzato, se si valuta l’affollato calore che riempiva gli spazi della libreria, soprattutto quando a leggere gli emozionanti versi era Annamaria Ackermann, consolidata interprete dalla voce chiara, forte, struggente.
Organizzato da Cosmopolis, presieduto da una quanto mai vivace Marisa Pumpo Pica, l’incontro ha avuto nel giornalista de Il Mattino, Pietro Gargano, il suo sapiente relatore.
Cominciando proprio dalla prima frase dell’introduzione: “La poesia in dialetto napoletano – scrive, infatti, Palomba – come e più di quelle di altre letterature, affonda le sue radici nel canto popolare di tradizione orale”, Gargano commenta dicendo che bastano queste parole “dialetto”, “radici”, “popolare” e “tradizione orale”, per capire che qui si ha a che fare con “materiali nobili”… Non si può dunque distinguere tra poesia e canzone: tutto è musica! Se, infatti, si tenta di “tradurre” il testo, questo perde di emozione e musicalità per diventare banale e scontato.
Si deve, invece, fare un doveroso distinguo tra poesia dialettale e poesia in dialetto: mentre la prima richiama alla memoria momenti di folklore giocoso, la seconda è un tutt’uno con il restante patrimonio letterario italiano. Prima di terminare l’incontro, un regalo è stato poi fatto all’autore: una canzone con i versi di una sua poesia fortemente voluta dal compianto Domenico Modugno.
28/4/2004
  
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