Contatta napoli.com con skype

Cultura
Roberto Vecchioni,
un irriducibile poeta
Il cantautore con l’hobby del romanzo
di Alessandra Giordano
Roberto Vecchioni e Mauro Giancaspro
Sembrava un gringo che avesse appena lasciato fuori dalla Feltrinelli il suo cavallo: camicia a riquadri, jeans e cinturone, il viso abbronzato, Roberto Vecchioni si è presentato nello Spazio (stipato all’inverosimile) della libreria di piazza dei martiri, martedì 20, per divulgare il suo “romanzetto” (così come lui stesso l’ha definito) “Il libraio di Selinunte”(edito da Einaudi € 8,00).
Reduce da una crisi esistenziale – una diagnosi errata ai polmoni, l’aveva portato rapidamente alla depressione – superata dopo una vacanza nella sua villa in Kenia, il sessantenne cantautore ha ritrovato il vigore e l’entusiasmo per preparare un nuovo cd, Rotary Club of Malindi, appunto, e questo racconto lungo (o romanzo breve) che ha avuto in Mauro Giancaspro, direttore della Biblioteca Nazionale, il suo primo sostenitore.
“Perché io a promuovere questa favola? – si chiede l’augusto bibliofilo – Probabilmente perché Vecchioni descrive un bibliotecario misterioso, chiuso tra i suoi libri, anziano, non bello che i volumi li legge ad alta voce e non li vende… proprio come me!”.
Roberto Vecchioni, professore di latino e greco - lingue che parla correntemente - però, è prima di tutto un cantautore (più di trecento le canzoni al suo attivo): “I versi e la musica nascono insieme, - dice - ma lo spazio di una canzone è troppo breve e sentivo il bisogno di raccontare di più”.
Da qui la pubblicazione, sempre con Einaudi, della raccolta di racconti “Viaggi del tempo immobile” e del romanzo “Le parole non le portano le cicogne”.
La paura di “perdere le parole”, di non avere più memoria, ha da sempre spaventato il nostro e ora agghiaccia anche gli abitanti di Selinunte (bello e musicale, il nome di questa immaginaria cittadina greca) come tutti noi, uomini, che ci sentiamo vivi solo nel momento in cui abbiamo ancora tante domande da fare. “E finché ne abbiamo, Dio non ci prenderà!”, sottolinea l’autore. Solo un ragazzetto, Frullo, salverà le parole perché indenne dall’incantesimo: lui è l’unico che apprezza il libraio e sarà testimone della “parola”.
E la parola è l’invenzione più alta che l’uomo abbia potuto creare, la sua nascita è avvenuta proprio con un suono - “Fiat” – e Vecchioni è saldo credente tanto che dice: “Tutte le parole scritte dagli uomini sono forsennato amore non corrisposto; sono un diario frettoloso e incerto che dobbiamo riempire di corsa, perché tempo ce n’è poco.
Un immenso diario che teniamo per Dio, per non recarci a mani vuote all’appuntamento”.
21/4/2004
  
RICERCA ARTICOLI