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Un grande dirigente
di Mimmo Carratelli
Napoli, la città dei fori imperiali - Settima puntata -
Guido Martone è stato a capo del Servizio Fognature del Comune di Napoli dal 1944 al 1977. Ispezionava di persona le fogne, usò gli enzimi per sgrassare le acque nere, operava giorno per giorno, ha lasciato mappe preziose. L’interessante libro della giornalista Eleonora Puntillo. Un ammonimento di Matilde Serao che gli amministratori cittadini farebbero bene a rileggere.


Nell’interessante libro della battagliera giornalista napoletana Eleonora Puntillo, “Le catastrofi innaturali”, edito da Tullio Pironti, il dottor Guido Martone, che diresse il Servizio Fognature del Comune di Napoli dal 1944 al 1977, fa questo racconto: “La rete fognaria è un sistema immenso e delicato nel quale la manutenzione deve essere continua. Le mie squadre percorrevano i bacini assegnati, che io cambiavo a ogni turno, e dovevano segnalarmi che cosa avevano trovato: lesioni, perdite, abbassamenti, interramenti. Di notte intervenivano squadre con attrezzature adatte a eliminare le ostruzioni trovate durante il giorno. Usavamo il sistema delle autobotti a decompressione: una spingeva l’acqua da un chiusino a monte e una pompa la aspirava da un chiusino a valle”.

Ecco che cos’è l’ordinaria gestione di una città. Ecco come l’entusiasmo di un dirigente e l’efficiente partecipazione di tecnici e operai possono operare nell’interesse della città attivandosi con orgoglio e dedizione. A tal proposito, è illuminante un “passaggio” tratto da “Il ventre di Napoli” di Matilde Serao.

Per i problemi eterni della città ecco che cosa scriveva donna Matilde nel 1904: “Tutto deve essere fatto con modeste ma tenaci idee di bene, con semplici ma ostinati rimedi, con umili ma costanti intenzioni di giovare. Bando alla retorica sociale, bando alla retorica industriale, bando alla retorica amministrativa, quella che viene dal Comune, la peggiore retorica, perché guasta quanto di pratico, di utile e di buono si potrebbe fare”.

Proprio questo era lo spirito che animava Guido Martone, con le sue virtù di dirigente attivo, tenace, con l’operosità quotidiana. Impegno entusiasta e lavoro meticoloso. Sono virtù scomparse nella grande macchina comunale di Napoli? Magari, il ritornello sarà sempre lo stesso: mancano i fondi. Ma nel passato non si scialava. Quel che manca, oggi, sono gli uomini.

Guido Martone era stato alunno di Renato Caccioppoli al biennio superiore di matematica, assistente nella Facoltà di Agraria di Portici e capitano di artiglieria in guerra. E’ verosimile che, più della sua competenza, fosse il suo impegno entusiasta a produrre il miracolo di un servizio efficiente.

All’inizio aveva alle dipendenze solo 180 manovali. Battagliò con passione, convinse con la sua dedizione e ottenne altri 800 operai. Era un uomo infaticabile, dalle molte risorse e dalle brillanti iniziative.

Sentiamo un altro brano del suo racconto: “Contro le ostruzioni usammo anche gli enzimi, fin dal 1965, quando seppi della loro esistenza da una rivista americana. Me li feci mandare dagli Stati Uniti e li sperimentammo nella fogna di Castel dell’Ovo dove i rifiuti dei ristoranti provocavano notevoli difficoltà alla stazione di sollevamento. Sull’acqua galleggiava un panno nero di grasso alto ben dodici centimetri che al primo attacco degli enzimi si ridusse e al secondo scomparve del tutto”.

Come si lavora oggi al Comune di Napoli? Dove sono gli uomini come Guido Martone? Dove sono la passione, il senso civico, il gusto del lavoro che smuovono la montagna delle difficoltà? Dov’è l’orgoglio di servire la città? Prima di ogni questione tecnica, c’è sempre una questione morale.
15/10/2006
  
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