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Recensioni
“Domani nella battaglia pensa a me”
Il libro “incantato” di Javier Marías
di Emanuela Cicoira
Allo sceneggiatore madrileno Víctor Francés succede una cosa talmente incredibile che mai avrebbe immaginato potesse succedergli, se non gli fosse realmente successa: una semisconosciuta di nome Marta Tellez, sposata, madre di un bambino di due anni e temporaneamente sola in casa, lo invita a cena per quello che si preannuncia un incontro amoroso clandestino (il marito è appena partito per un viaggio di lavoro). Senonché proprio quando, messo a dormire il piccolo, gli eventi prendono la prevista direzione della di lei camera da letto, questa gli muore tra le braccia dopo una brevissima agonia scambiata per malore passeggero.

Lo sconcertato protagonista narratore si ritrova a essere l’unico testimone di una morte assurda. Una morte ridicola, se non fosse tragica, come tutte le morti. Quanto meno imbarazzante per le circostanze contingenti, e drammatica per la presenza del bimbo addormentato nell’altra camera e le incancellabili tracce del suo passaggio in casa.

Víctor agisce d’istinto (ma in verità neanche tanto) per proteggere madre, figlio, e se stesso: copre alla meglio il corpo già mezzo svestito della donna; tenta di contattare il marito a Londra; lascia del cibo sul tavolo della cucina, nel caso in cui il bambino si svegliasse e avesse fame; porta via il nastro della segreteria telefonica sul quale è inciso il messaggio di un altro probabile amante (quello “ufficiale”?) con la richiesta di un appuntamento notturno, evidentemente rinviato a causa sua...
 
Quando torna a casa, all’alba, il tempo sembra sospeso, il reale trascolorato nell’onirico. Dopo pochi giorni il nome di Marta Tellez compare nei necrologi dei quotidiani della città. E Víctor, che si trovava lì allora, e che non aveva nemmeno troppo desiderato trovarsi lì, né tantomeno allora, sa di essere il solo a sapere; l’unico in grado di raccontare quella notte, di descrivere quella morte. Prigioniero di una sorta di “incantamento”, o “haunting”, come si dice in inglese per indicare l’effetto della rivisitazione compiuta dai fantasmi ai luoghi e alle persone, decide di indagare sulla vita e sulla famiglia di Marta: la defunta, la “povera Marta”, ha condiviso con lui un momento ben più intimo di quello che li attendeva prima del terribile imprevisto...

Inizia così il romanzo dello spagnolo Javier Marías, dal fascinoso titolo shakespeariano ricorrente, nei pensieri del protagonista, alla maniera di un metaforico leit-motiv – è il “Riccardo III”, la maledizione della regina Anna si scaglia sul re che l’ha fatta uccidere (“domani nella battaglia pensa a me, e cada la tua spada senza filo. Domani nella battaglia pensa a me, quando io ero mortale, e lascia cadere la tua lancia rugginosa. Che io pesi domani sopra la tua anima, che io sia piombo dentro al tuo petto e finiscano i tuoi giorni in sanguinosa battaglia…”).

Victor si muove in una Madrid esotica e vivida, in cui i minuti diventano giorni e i giorni pochi istanti; incontrando figure del presente e del passato, affascinanti o insulse, interessanti o sgradevoli. Nel vortice del suo flusso di coscienza, incalzato e rincorso dal labirintico narrato di Marías, le immagini scorrono a raffica, offuscandosi reciprocamente nel percorso della trama, sovrapponendosi e dilatandosi.

Malinconico, attento ai dettagli, questo scrittore dalla penna elegante tratteggia memorabili personaggi ambigui, di scribacchini municipali, di lacchè; di pittori di corte ed ex mogli frivole; di prostitute e re, e morti per errore e vivi per chissà. Ci parla dell’ironia tragica che spesso irrompe nel quotidiano, nel reale concreto e conforme di uomini “normali”, sovvertendo ordini, combinando eventi. Senza giudicare, la natura umana presentata nella sua essenza.

“… Domani nella battaglia pensa a me, dispera e muori”. Ma il tema del libro non è la morte, rivelatasi pura casualità – “la morte orrenda”, “la morte ridicola”, la morte, in questo caso, inverosimile. Il tema, dice un po’ pirandellianamente Marías, è la consapevolezza di dover convivere con l’inganno, perché “nessuno di noi si presenta a persone diverse nello stesso identico modo. Tra l’altro, sarebbe necessaria una grande memoria per essere coerenti, per ricordare cosa abbiamo trasmesso di noi a ognuno di quelli con cui siamo entrati in contatto”.

Lo stile non è dei più semplici. Il periodare è ampio, la punteggiatura scarsa. Una spiccata prevalenza della cosiddetta “paratassi” – l’accostamento continuo di più proposizioni coordinate – rende a tratti difficoltosa la lettura.
 
Eppure il romanzo si apprezza man mano che si procede. Un bel romanzo. Sono i pensieri a dettare l’ordine, e i pensieri ritornano su se stessi, rallentano il ritmo o lo accelerano di colpo. Seguono la sequenzialità spesso alogica della mente.

Se ci si lascia prendere da questa scrittura digressiva e iperbolica, rinunciando ad avvalersi di uno dei diritti imprescindibili del lettore secondo Pennac – saltare le pagine, tentazione forte soprattutto nei primi capitoli –, una volta finito il libro ci si sentirà un po’ come la voce narrante del protagonista Víctor Francés nel corso della sua avventura: “haunted”. Incantati.

TITOLO: Domani nella battaglia pensa a me
TITOLO ORIGINALE: Mañana en la batalla piensa en mí
AUTORE: Javier Marías
TRADUZIONE: G. Felici
CASA EDITRICE: Einaudi
ANNO: 2005
PAGG: 292
PREZZO: € 11

26/5/2009
  
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