Cultura
I dubbi di un poeta
Mario Del Noce, in veste di novello Dante
in giro per l’aldilà, prova a dissiparli
di Alessandra Giordano
Scagli la prima pietra chi non ha un solo dubbio! Magari c’è chi mente e chi invece come Mario del Noce, poeta e romanziere prolifico e conclamato, ha il coraggio di confessarlo. E lo fa scrivendo e descrivendolo per 180 pagine, quelle presentate sotto il titolo, appunto, di “Un dubbio tra cielo e terra” (Guida editore, € 9.50) presentato nel fine settimana nel salone del Reale Yacht Club Canottieri Savoia, sulla banchina S. Lucia.

Introdotto da un affabulatore vivace come il presidente Pippo Dalla Vecchia, amico di vecchia data dell’autore, il tavolo dei relatori presentava personaggi di rilievo: a rendere omaggio, infatti, al plurimedagliato scrittore, residente nella capitale, ma con il cuore sempre nel nostro Golfo, c’erano altri amici molto noti, tra cui Ermanno Corsi, presidente dell’ordine dei Giornalisti della Campania, il cui eloquio affascina e stordisce, Francesco Pisciotta, presidente onorario della Corte dei Conti, col suo bagaglio di dubbi raccolti sfogliando qua e là, Aurelio Fierro, colonna della canzone napoletana, che invece i dubbi preferisce rimandarli al mittente e l’attrice Annamaria Ackermann, la cui voce decisa e chiara non lascia alcun dubbio nell’ascoltatore.

Protagonista della nuova fatica di Del Noce – che però ha già annunziato che ne varerà subito un’altra nei primi mesi dell’anno – è un certo Mariano Napolitano, professione defunto, che non si sa se prima di tirare definitivamente le cuoia o subito dopo per la gran forza d’animo, sogna di andarsene in giro per il Cielo alla ricerca dei parenti perduti, ma soprattutto alla ricerca di quella Verità che possa finalmente dirimere tutti i suoi – e i nostri – dubbi su questa Terra.

Il paragone con un certo Dante di qualche liceo fa e dei suoi faticosi cantici torna immediatamente alla memoria anche perché il Napolitano – che si pensava potesse essere l’autore stesso, ma poi svelato molto più banalmente come il suo personale sarto di fiducia – pretende, nel suo viaggio di purificazione, anch’egli uno spirito-guida, che non sarà Virgilio bensì la madre e un avvocato difensore dalla folta barba e dal bianco mantello che, in effetti, è il padre. L’ex-terrestre incontra via via tutti: fratelli e moglie, parenti, affini e amici in uno scenario surreale e di diffuso buonismo, ma che molto ricorda il paesaggio terreno.

E mentre si celebra il funerale, si può osservare con serenità e senza trasalimenti spaventosi la bara dove sono contenute le spoglie mortali del nostro pioniere. Sì, afferma del Noce, il corpo è lì, ma l’anima dov’è? Ed ecco il dubbio: quest’Altrove, che appartiene alla soggettività di ciascuno, perché la vita, in realtà, è solo data in prestito e prima o poi – “ma si spera il più tardi possibile”, sogghigna Corsi facendosi portavoce della platea – dobbiamo restituirla, esiste? Arrivando però alle ultime battute del volume si avverte come i dubbi si siano risolti, svaniti come il sogno - che molto ha di autobiografico nonostante la confessione - e ciò che rimane è un attaccamento cristiano alla famiglia, a questa vita, e che lo scrivere dell’autore, come gesto di esistenza, ne è piena e felice testimonianza.

Alla fine, un buon cocktail, tra fritturina calda, prosecco gelato e chiacchiere serene, ha senz’altro posto fine a tutti i possibili dubbi…
5/12/2004
  
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