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La favola di Maradona
La sua storia a puntate – 101
di Mimmo Carratelli
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Maledetta America, Dieguito, e maledette le poliziotte americane bionde con la coda di cavallo. Ma dove ti portava il bel donnino? Ma che cosa voleva? Che cos’era tutto quel riguardo?
Era stata una gran partita con la Nigeria e l’Argentina saliva nei pronostici del Mondiale. La poliziotta ti portò all’antidoping, ecco tutto. Analisi per quattro giocatori: tu e il difensore Sergio Vazquez e due nigeriani.
Tutto a posto? Fu una sera di festa al Babson College per la vittoria sugli africani. L’Argentina avrebbe giocato la partita successiva a Dallas, giovedì 30 giugno, contro la Bulgaria, avversario ostico in corsa per la qualificazione agli ottavi di finale. “Eravamo felici come bambini”, hai scritto nel tuo libro.
Il cielo si annuvolò tre giorni dopo ed era il martedì 28 giugno. Al Babson College fu un giorno di libertà dopo un allenamento leggero. Faceva molto caldo, meglio non spremersi troppo. Nel giardino dell’albergo c’era papà Chitoro, c’era Claudia, c’erano il portiere Goycoechea e sua moglie Ana Laura. Scherzavi con loro.
L’allegria si bloccò quando arrivò Marcos Franchi. Aveva la faccia scura. “E’ morto qualcuno, Marcos?”. Gli dicesti, più o meno. Lui disse: “Diego, ti devo parlare un minuto”. Non si perse in chiacchiere. “Il controllo antidoping è risultato positivo, i dirigenti se ne stanno occupando”.
Il controllo antidoping. Per un momento pensasti a Sergio Vazquez. Guardasti Claudia, in ansia. Non c’era da pensare a Vazquez. “Ho sgobbato come un mulo e adesso mi succede questo” mormorasti. Era più di un presentimento.
Claudia ti venne vicino, salisti in camera con lei e scoppiasti a piangere. In giardino arrivò Salvatore Carmando, il massaggiatore napoletano che avevi voluto in America, il massaggiatore fedele. “Che cosa succede”? chiese. Nessuno seppe rispondergli. Nessuno sapeva niente di preciso.
Tra i giornalisti al Mondiale cominciò a correre una voce. C’è un caso di doping. La Fifa dovette intervenire: “C’è un possibile caso di doping, ma non possiamo dare il nome del giocatore sino al risultato delle controanalisi”.
La felicità finì quel giorno, a Boston. Il gol alla Grecia, il partitone contro la Nigeria. Tutto ti sembrò irreale, Diego. Avvertisti il temporale che ti stava investendo.
Il giorno dopo bisognava andare a Dallas per la partita con la Bulgaria. Nel pomeriggio, con la squadra, giungesti nella città del Texas. Scendesti dall’aereo con la tuta della nazionale e un cappellino azzurro che ti avevano regalato Dalma e Gianinna. Avevi gli occhiali scuri. Non fu un buon segno.
Sistemazione allo Sheraton Park Central e verso le 19 il sopralluogo al campo di gioco, il Cotton Bowl, uno stadio grande di 72mila spettatori con belle tribune a sbalzo nel grande parco della città, il Fair Park di Dallas, però un caldo micidiale, sopra i 40 gradi. I giornalisti, tantissimi, tenuti lontani, sulle tribune, la nazionale argentina sul prato, al centro del campo, senza neppure un pallone.
Erano tutti segnali mesti o volevate solo sentire sotto i piedi il terreno di gioco? Quello che tutti videro è che stavi in mezzo agli altri senza mai guardare verso le tribune. E poi videro che andasti verso una delle porte di gioco e toccasti la rete, come se ti aggrappassi ad essa, e poi rimanesti a parlare con i tuoi compagni.
Il dirigente dell’Argentina, Edoardo De Luca, disse ai giornalisti: “Siamo un po’ preoccupati. Maradona? Ma chi ha detto che si tratta di Maradona?”. Un altro dirigente disse: “Vi do alcune notizie sulla formazione per la partita di domani. Sensini infortunato sarà sostituito da Hernan Diaz. Per il resto, in campo Maradona e Caniggia”.
I giornalisti cercarono di saperne di più da Ernesto Ugalde, il medico della nazionale, e da David Pintado, presidente del River Plate e dirigente della Federazione argentina. Dissero una cosa: a Los Angeles, per le controanalisi, è partito il legale di Maradona, Daniel Bolotnikvov.
A tarda sera, il presidente della Federazione argentina, Julio Grondona, ammise: “La partita in questione è Argentina-Nigeria. Il giocatore è Maradona. Nelle sue urine sono state trovate tracce di efedrina contenuta in un decongestionante nasale usato da Diego per il raffreddore. Si tratta del Nastizol, molto diffuso in Argentina”.
Era tutta la verità?
Il giorno dopo, Diego, a poche ore dalla partita, l’Argentina ritirava il tuo nome dal Mondiale e dalla Fifa arrivava una sospensione cautelativa. Da Los Angeles era arrivata la sentenza: controanalisi positiva.
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