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Cronaca
Un morso alla Grande Mela
10 - dammi solo un minuto
di Angela Vitaliano
Ci sono due sfide quotidiane che si intraprendono, se si vive a New York e che aumentano, proporzionalmente, se si decide di vivere e lavorare proprio a Manhattan: la sfida contro il tempo e quella contro la mancanza di spazio.

Fossero anche di quarantotto ore, infatti, le giornate non basterebbero lo stesso e “l’insonnia” che da sempre contraddistingue la grande mela non risolve affatto la costante sensazione di essere “sopraffatti’ dagli impegni. Una mia amica mi diceva oggi che lei va in palestra alle 5.30 del mattino, anzi, a quell’ora inizia una massacrante lezione di boot camp (praticamente la copia degli esercizi fisici dei Marines) in pieno Central Park, qualsiasi sia la temperatura.

Per tutto il resto del giorno, la mia amica, non avrebbe altro tempo da dedicare allo sport (che qui e’ assolutamente un must) e quindi, come dire, fa di necessita’, virtu’. Grazie a lei, quindi, ho scoperto di essere un’inguaribile pigrona, perche’ io al massimo in palestra sono andata alle 6.30, con gravi ripercussioni sul mio umore per tutto il giorno. Quello della palestra, pero’, e’ solo un piccolo esempio perche’, davvero, a New York, ogni minuto conta e per quanto si corra, da un lato all’altro, blackberry alla mano, computer a tracolla e panino nell’altra mano, si va a dormire, sempre, con una lista di cose da fare mai azzerata. D’altro canto con i negozi aperti 24 ore al giorno, 7 giorni a settimana, non ci sono davvero “scuse” per fermarsi un attimo e cosi’ le due di notte diventano un orario indovinatissimo per comprare latte e biscotti. Una volta ho preso un appuntamento all’Apple Store per riparare il mio computer. Alle 3 di pomeriggio ero li’ ad aspettare il mio turno quando, nel fare una verifica, un solerte impiegato mi ha spiegato che il mio appuntamento era per le 3 am e non pm: tre del mattino!!! Di fronte al mio stupore, si e’ stupito.
   
Altra sfida, che turba spesso il mio sonno, e’ quella con i centimetri delle case. Beh, case e’ una parola grossa per definire i caratteristici micro studio niuiorchesi dove sistemare la mia quantita’ di scarpe e’ stata davvero una impresa da record. Pero’, poi, scopri che nei negozi (non solo Ikea) trovi delle soluzioni fantastiche alle quali non avresti mai nemmeno pensato e che ti moltiplicano lo spazio come se avessi la bacchetta di Harry Potter. Due dei miei negozi preferiti per questo sono Container Store (una parola, un programma) e Bed Bath Beyond dove l’impensabile trova posto nelle centinaia di metri quadrati di questo paradiso per gli articoli per la casa. Sono diventata cosi’ brava che, dopo quasi un anno nella casa dove vivo,  mi ritrovo con mezzo scaffale vuoto nella cabina armadio e con l’obbligo morale di riempirlo con altre scarpe. Il che, manco a dirlo, richiede tempo. Come in una storia senza fine.

19/10/2009
  
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