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Da Meret gli assist per la vittoria
di Mimmo Carratelli (da: Roma del 20.10.2019)
Week-end elettrico in casa Napoli. Le bastonate del presidente, compreso un incidente diplomatico con la Cina. L’elegante sottolineatura di Ancelotti che definisce frottole le critiche di giornali e tv sul Napoli. Si gioca sempre per lo scudetto. Non si pettinano orsacchiotti e si spera di spettinare le zebre di Torino.

Viene così apparecchiata al meglio dai vertici aziendali la partita del sabato contro il Verona al San Paolo sollecitando a miglior vita la squadra azzurra che aveva perso il sorriso (di Insigne) e la via del gol (a secco da due partite mezza).

E gli azzurri entrano in campo al coro unisono siamo uomini e non caporali. Ma c’è voluto molto impegno, corsa e sacrificio per piegare il Verona (2-0). È stata la vittoria della volontà contro un avversario veloce, grintoso, che non ha mai mollato la partita.

Le due zampate di Milik sotto porta, sugli assist di Fabian Ruiz e Insigne, registrano il ritorno al gol del polacco, reduce da una rete anche con la sua nazionale. Datemi spazio e vedrete, aveva detto Milik alla vigilia. Ancelotti ha fiutato la “voglia” di Arcadio e gli ha regalato 80 minuti di partita inserendolo sin dall’inizio in una nuova, originale coppia di attacco con Insigne.

È tornato anche il sorriso di Lorenzo, accusato sinora di essere troppo ombroso e di contestare gli allenatori. Insigne ha giocato una buona partita, molto altruista, con lampi di giocate di classe e spettacolari danze sul pallone, più la pennellata su punizione per il secondo gol di Milik.

Ancelotti, rinunciando a Ghoulam, ha schierato Malcuit a destra (che ha avuto il suo daffare contro l’elettrico Lazovic) e Di Lorenzo a sinistra, posizione inconsueta per il difensore lucchese che ha preso man mano confidenza col ruolo. Rientrava Koulibaly e la difesa se l’è cavata in un partita che il Verona ha retto, e talvolta guidato, con grande determinazione e gioco corale.

Meret protagonista assoluto prima della doppietta di Milik. Strepitose le tre parate consecutive su Lazovic, Pessina e Stepinski al 18’ nel momento di massimo fulgore del Verona. Era ancora pronto Meret su una conclusione insidiosa di Zaccagni e sul corner di Veloso mirato direttamente sul primo palo. Il Napoli ha costruito la vittoria sulle parate del suo portiere.

Il Verona, arretrando Pessina e Zaccagni, ha inscenato un centrocampo a sei (con Faraoni, Amrabat, Veloso e Lazovic) che è rimasto a lungo padrone del gioco. Con un pressing asfissiante, azzannando il Napoli in ogni zona del campo, ha costretto gli azzurri a una partita di grande sacrificio e di serrata tenuta difensiva.

Il Napoli, a centrocampo, aveva Callejon, Allan, Fabian Ruiz e Younes più offensivo e ha sofferto lo schieramento veneto che era oltretutto molto mobile portando palla avanti con grande determinazione. Le cifre dicono di un possesso-palla pari a conferma che il Verona è stato sempre in partita, prima e dopo avere subito i gol di Milik. Pari anche i tiri (13-13, in porta 7-6).

Il Verona, non mollando mai la presa, dopo cinquanta minuti ricorreva a due attaccanti (Salcedo e Di Carmine) cercando il pareggio (sotto di un gol). Ma proprio quando la squadra veneta ha voluto osare di più, come nella prima parte del primo tempo, il Napoli l’ha castigata.

Il primo gol di Milik interrompeva la partenza furiosa del Verona, il secondo gol del polacco spezzava la corsa dei veneti verso il pareggio.

Ancelotti ha fatto i cambi giusti sostituendo un insoddisfacente Younes con Zielinski (65’), ridando consistenza e vivacità al centrocampo, poi Mertens per Insigne (76’), una vecchia staffetta del passato, infine Llorente per Milik (81’).

Proprio con Llorente e Mertens il Napoli andava vicino al terzo gol. Strepitosa la respinta di Silvestri sul colpo di testa di Llorente, poi la botta di Mertens si infrangeva sull’interno del palo lontano lasciando il belga ancora indietro di un gol rispetto a Maradona.

Si parte ora per Salisburgo, crocevia molto importante per la corsa azzurra in Champions. L’anno scorso (1-3) ci salvò il gol di Milik.

FUTURO – Mentre il Napoli cerca la sua dimensione presente, il futuro è già tracciato senza Mertens, senza Callejon, senza Insigne, senza Koulibaly perché non si può resistere ogni anno a una proposta indecente di 105 milioni di sterline, probabilmente senza Allan perché Parigi vale più di una messa, Fabian Ruiz speriamo bene e Ancelotti a vita perché con Ancelotti non si litiga. È il Napoli di Marc’Aurelio nella prossima stagione. Sono stati tutti avvisati.

GOLEADE – Pioggia di gol sul Verona in tre occasioni al San Paolo. 20 ottobre 1985, il 5-0 con i gol di Giordano, Bagni, Maradona, Bertoni e Pecci. 18 maggio 2014, il 5-1 con Callejon e doppiette di Zapata e Mertens. 26 ottobre 2014, il 6-2 con i gol di Hamsik (doppietta), Higuain (due gol e un rigore), Callejon.

IL PIPER – Stagione 1982-83, l’anno dell’ultima vittoria del Verona al San Paolo. Il Napoli indugia a trattenere Marchesi che se ne va all’Inter. Arriva Massimo Giacomini, 43 anni, friulano, pettinatura interessante, ma resiste undici giornate lasciando il Napoli ultimo a 7 punti.

Subentrano l’infinito petisso, Bruno Pesaola, e Gennaro Rambone per la preparazione atletica. Sul San Paolo, il 10 ottobre 1982, mentre il Napoli cede alla Roma 1-3, vola un Piper con lo striscione “Ferlaino via, Juliano torna”.

Esplodono ordigni davanti all’abitazione di Ferlaino al Corso Vittorio Emanuele e davanti ai botteghini dello stadio. Il 5 gennaio 1983, Ferlaino si dimette lasciando il posto a Marino Brancaccio, noto imprenditore cittadino.

Il Napoli ha ingaggiato Ramon Diaz, il bomber argentino più triste che si sia mai visto. Farà appena tre gol. Il Verona vince a Napoli: 2-1 alla quattordicesima giornata, il 2 gennaio 1983. Doppietta veronese di Fanna, gol azzurro di Pellegrini. Sulla panchina dei veneti Osvaldo Bagnoli che, due anni dopo, vincerà lo scudetto.

Il Napoli scese in campo con Castellini; Celestini, Amodio; Ferrario, Krol, Iacobelli; Vinazzani, Dal Fiume (46’ Vagheggi), Diaz (28’ Scarnecchia), Criscimanni, Pellegrini. Gli azzurri si salvarono per due punti. Furono decisivi quattro rigori realizzati da Moreno Ferrario che fruttarono un pareggio e tre vittorie.

GARELLIK – Claudio Garella, torinese, un fisico imponente, alto 1,90, peso forma 94 chili, giunse al Napoli dopo le sei stagioni di Castellini. Arrivò all’età matura dei trent’anni. Parava con tutto il corpo e qualche volta, clamorosamente, col fondoschiena.

Lo scelse Allodi su suggerimento di Maradona. Indossò la maglia che era stata di Zoff e Castellini, i suoi idoli. Rimase nel Napoli tre stagioni, giocando 88 partite. Fu battezzato Garellik perché volava e parava.

Indimenticabile la “garellata” che fece a Firenze. Il Napoli era sotto 1-2 e, a un minuto dalla fine, Garella si spinse all’attacco nella foga del pareggio e si trovò lontano dalla sua area di rigore quando Monelli, con un tiro da sessanta metri, mise dentro il pallone del 3-1 nella porta vuota del Napoli.

Nell’anno dello scudetto, fece una parata decisiva a Como, su tiro di Todesco, alla terzultima giornata. Il Napoli strappò il pareggio (1-1) e si mise tre punti avanti all’Inter filando verso lo scudetto. Ma la parata più spettacolare Garella la fece a Udine. Era a terra e salvò la porta con una rovesciata. Proprio così, come un terzino. Aveva vinto lo scudetto col Verona nel 1985, lo rivinse col Napoli nel 1987.

NAPOLI-VERONA 2-0 (1-0)

NAPOLI (4-4-2): Meret; Malcuit, Manolas, Koulibaly, Di Lorenzo; Callejon, Allan, Fabian Ruiz, Younes (65’ Zielinski); Milik (81’ Llorente), Insigne (76’ Mertens).

VERONA (3-4-2-1): Silvestri; Rrahmani, Kumbulla, Gunter; Faraoni, Amrabat (81’ Tutino), Veloso, Lazovic; Pessina, Zaccagni (52’ Salcedo); Stepinski (60’ Di Carmine).

ARBITRO: Piccinini (Forlì).

RETI: 37’ e 67’ Milik.
20/10/2019
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