Calcio
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La pedalata della pace di Claudio Bandoni
uno degli azzurri più amati
di Mimmo Carratelli (da: Roma del 17.10.2010)
La leggenda era che giocasse col parrucchino. Oggi Claudio Bandoni, a ottant’anni, ha una trionfale testa tonda e calva. È stato uno dei beniamini del San Paolo negli anni di gloria e baldoria con Pesaola.

Oggi dice: “Con Juliano, Altafini, Sivori, Bianchi avevamo una squadra fortissima. A Napoli era bello giocare divertendosi quando allenava Pesaola che contribuiva molto a tenerci uniti. Quando poi ho vinto lo scudetto a Firenze, e c’era il petisso in panchina, ho capito che a Napoli ci si divertiva così tanto che al momento opportuno ci mancò la giusta cattiveria per vincere”.

Claudio arriva a Napoli in bicicletta, alla vigilia di Napoli-Verona. È partito proprio da Verona, da Verona al Sud dice, a tappe, per riportare i valori dell’amicizia tra le tifoserie veronese e napoletana. Un viaggio del fair play. La pedalata della pace, come è stata definita.

Per stemperare, aggiungiamo, quel clima di “razzismo territoriale” di stampo veronese che esplose alla prima partita di Maradona al Bentegodi e che, pur punteggiato da originali sfottò (“Giulietta è una zoccola”), ha registrato un astio crescente e una serie di insulti sempre più beceri sugli spalti veneti nei confronti di Napoli.

Tra Napoli e Verona faccio il tifo per i calcio” dice Claudio che, nei suoi tre anni napoletani, viveva nel cuore più popolare della città, a Forcella. Gli abbiamo voluto un gran bene. Ricordo che quando tornò a giocare da ex, fu ceduto al Mantova in cambio di Zoff più 120 milioni al club lombardo, e Napoli-Mantova finì 0-0, il San Paolo gli dedicò un applauso che durò cinque minuti. Una grande manifestazione d’affetto per uno dei giocatori azzurri più amati dai tifosi.

Bandoni venne dopo Pontel nel Napoli che giocava in serie B, 1964-65, allenatore il petisso dei nostri cuori, Roberto Fiore presidente. In mezzo al campo il genio di Ronzon, la grinta di Panzanato e Girardo, davanti Canè che, inventato ala destra da Pesaola, divenne il nostro bomber di cioccolato, Giovannino Fanello di Pizzo Calabro centravanti, all’ala sinistra il fulvo veneziano Angiolino Spanio centrocampista, un’ala tattica.

Claudio era cresciuto nell’Inter, chiuso in prima squadra da Giorgio Ghezzi, il kamikaze nerazzurro. Lucchese di Ponte a Moriano, Bandoni prima di approdare a Napoli passò per Parma, Catanzaro, Venezia, Bari e Palermo.

Aveva 25 anni e il Napoli lo acquistò per 75 milioni versati all’Inter proprietaria del cartellino del giocatore. Fu il portiere della promozione in serie A e di due campionati nella massima serie. In serie B fu il portiere meno battuto (21 gol in 38 partite). Parò alcuni rigori che ne esaltarono il rendimento.

Nei tre campionati col Napoli, senza saltare una sola partita, incassò 71 reti in 106 gare. Imbattuto 58 volte. In serie B non subì gol in sette partite consecutive. Nel primo campionato di serie A subì 27 reti in 34 partite e fu il terzo portiere meno battuto, dopo il fiorentino Albertosi e lo juventino Anzolin.

Nella stagione successiva, migliorò ancora incassando 23 reti, quarto fra gli estremi difensori meno battuti, preceduto dal cagliaritano Reginato (che però giocò cinque partite in meno), ancora dallo juventino Anzolin e dall’interista Sarti. Prese gli stessi gol di Zoff che giocava nel Mantova. E proprio Zoff, come s’è detto, venne a prenderne il posto nel Napoli.

Dopo le tre stagioni azzurre continuò il suo percorso di giramondo del pallone nel Mantova, nella Fiorentina, nella Lazio (protagonista anche nella squadra romana, allenata da Maestrelli, della promozione in serie A della formazione capitolina), ancora a Catanzaro, nella Sampdoria e concluse la carriera a 36 anni nella Fiorentina senza giocare.

Claudio viene spesso a Napoli ospite delle trasmissioni televisive di Gennaro Montuori, il memorabile Palummella, a capo di un tifo geniale (i ragazzi della Curva B) che non c’è più.

16/10/2019
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