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Olimpiadi di Tokio rinviate: all'estate 2021
di Adriano Cisternino
Ormai è definitivo: Olimpiadi di Tokio 2020 rinviate al 2021. Ma saranno sempre Tokio 2020. Romanticismo? No, semplicemente una questione di sponsor, diritti tv (4,5 miliardi di dollari), merchandising, assicurazioni ed altre questioni riconducibili, in un modo o nell'altro, al dio denaro, che ormai domina tutto e tutti (anima di De Coubertin batti un colpo!).

Thomas Bach, presidente del Cio, alla fine si è arreso. Decisione ufficiale, dopo un lungo tira e molla, con pressioni da tutte le parti, a cominciare dagli atleti: devo allenarmi, non devo allenarmi...

La 32ª olimpiade dell'era moderna dunque slitta di un anno. Era prevista dal 24 luglio al 9 agosto prossimi, 207 nazioni iscritte, 11.000 atleti, 339 gare, 33 sport, di cui 5 nuovi (baseball/softball, karate, skateboarding, surfing e arrampicata sportiva) per 49 diverse discipline.

E poi la consueta prosecuzione con le paralimpiadi, già in programma dal 25 agosto al 6 settembre, 4400 atleti. Niente di tutto questo, tutto rinviato. Non era mai successo, o meglio era successo solo in tempi di guerra.

Manco a farlo apposta la guerra annullò le olimpiadi di Tokio del 1940 (recuperate a Tokio 1964) , e poi quelle di Londra 1944 (recuperate nel 1948). Ma già ad inizio secolo era stata annullata per la prima guerra mondiale l'olimpiade del 1916, assegnata a Berlino, (recuperata a Berlino 1936).

E col coronavuris, lo hanno detto in tanti, scienziati e politologi, siamo in guerra. E se siamo in guerra bisogna combattere, tutti insieme, contro l'unico nemico. E allora niente olimpiadi, almeno per ora. La salute innanzitutto. Tutti d'accordo su questo, anche gli atleti che poi sono i più penalizzati.

Inutile dire che molti atleti ci sono rimasti male, specialmente quelli che, essendo a fine carriera, puntavano (e molti puntano ancora) su Tokio 2020 per chiudere in bellezza una carriera già ricca di soddisfazioni.

Come Federica Pellegrini, la divina, 31 anni, che puntava (e punta) alla sua quinta olimpiade in piscina. Come Clemente Russo, pugile di Marcianise, 37 anni, anche lui puntava (e punta) alla quinta olimpiade, un record mondiale in una disciplina come il pugilato.

Come la schermitrice Elisa Di Francisca, 37 anni, due ori a Londra 2012 e un argento a Rio 2016, che alla terza olimpiade ha preferito la seconda maternità. Come il ciclista Vincenzo Nibali, 36 anni, che non intende rinunciare all'assalto all'oro olimpico. Come la lanciatrice (peso e disco) paralimpica Assunta Legnante, napoletana, classe '78, che puntava (e punta) a Tokio avendo già la qualificazione in tasca.

Morde il freno invece Luca Curatoli, sciabolatore napoletano, classe '94, che già quattro anni fa si vide sfuggire in extremis Rio 2016 per qualche stoccata in meno, a beneficio del concittadino Diego Occhiuzzi, e ora a scanso di equivoci ha già la qualificazione in tasca. Come ce l'ha pure la sciabolatrice salernitana Rossella Gregorio che invece a Rio c'era, ma con grande delusione finale perché arrivò ai piedi del podio con il quarto posto nella sciabola a squadre.

Il coronavirus insomma ha sconvolto previsioni e progetti dello sport mondiale. Tokio 2020 diventa Tokio 2021. 

Al momento si ipotizza uno spostamento di un anno esatto (23 luglio-8 agosto) per non entrare in conflitto con i campionati nazionali di calcio, le eurocoppe, gli Europei già rinviati di un anno.

Ma nelle stesse date ci sono anche i Mondiali di atletica e di nuoto da sistemare. Insomma un gran pasticcio che inevitabilmente finirà per scontentare parecchi e anche sacrificare federazioni meno ricche la cui sopravvivenza è legata ai contributi del Cio.

Ma se il coronavirus è una guerra, come l'hanno definita in tanti, è inevitabile che una guerra faccia delle vittime. Se ne prevedono nello sport come nell'economia e in tutte le attività umane. C'è solo da augurarsi che se ne debbano contare il meno possibile. 
30/3/2020
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