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Calleti, no, non andar via
di Mimmo Carratelli (da: Corriere dello Sport del 30.03.2020)
Siamo in guerra. Come se, a Napoli, fosse una novità. Qui la guerra è di casa perché, a Napoli, viviamo eternamente una vita stabilmente instabile. Del doman non v’è certezza. Tutto è molto sospeso, tutto stabilmente provvisorio. Siamo i migliori interpreti della realtà liquida dei nostri tempi.

Poi è arrivato il coronavirus. Sky è implacabile, 24 ore su 24. Un efficiente servizio pubblico fra “Il paradiso delle signore” e “L’eredità” della Rai. Enrico Mentana, figliolo del carissimo Franco, il dittatore del calciomercato a “La gazzetta dello sport” dei tempi miei, porta in prima linea ”la7”.

I bollettini della Protezione civile in diretta-tv sono l’appuntamento serale che toglie il fiato. L’aspettiamo come, nella guerra-guerra, aspettavamo le notizie del colonnello Stevens su Radio Londra precedute dalle martellanti prime note della quinta sinfonia di Beethoven.

Per fortuna sul tg di Sky, c’è Helga Cossu, laziale di Pontecorvo, 40 anni, col suo viso dolce che dà un messaggio di serenità anche se parla di contagi, decessi e chissà quando finirà.

Il calcio in tv non c’è più. S’è persa nell’etere l’enciclopedia calcistica vocale e strumentale di Lele Adani. Gianluca Di Marzio snocciola un calciomercato virtuale con postazione sul terrazzo della sua casa milanese. Tace l’epica oratoria di Fabio Caressa dal ciuffo irrequieto.

Improvvisamente, una indiscrezione. Al Napoli, scelte da fare: Callejon se ne andrà. Valencia o Siviglia, non si sa. Calleti, ma è vero ? Calleti no, passerotto non andare via. Calleti, Calleti.

Il più tranquillo, serio, irreprensibile e insostituibile del terzetto dei tempi felici, con Mertens e Insigne, lui, Josè Maria Callejon, l’andaluso nato ai piedi della Sierra Nevada, forse perciò meno elettrizzato dal nostro clima vesuviano col fuoco sotto la cenere. Quel visetto sempre a puntino, sereno, col pudore di quando cambiava pettinatura, come l‘estate scorsa a Dimaro, una piccola testa di platino. Calleti, ma dove vai?

Dries fa lo scugnizzo di Posillipo, Lorenzo è l’eterno bambino fra bronci e cuoricini e tu, José Maria, niente, un professionista che non hai mai esagerato dopo ognuno dei tuoi 80 gol. Dries imita la sua cagnetta che fa la pipì, Lorenzo chiede agli dei una corona d’alloro e tu, Calleti, un sorriso e via, nessun arco di trionfo, nessuna pazza corsa sull’erba.

E come faremo senza Calleti, l’equilibratore, il pendolare e il pendolino della fascia destra, il tattico, l’inamovibile, appena sei partite saltate in sei campionati, il soldatino dai e vai, il corriere dei piccoli, il cavalluccio andaluso ?

Dài, Calleti, non lasciarci questo vuoto nel cuore, negli occhi e sull’out destro. Calleti, no...
30/3/2020
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