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Ancelotti, dal Bayern al Napoli la stessa storia
di Mimmo Carratelli (da: Roma del 12.12.2019)
Nell’esonero di Ancelotti all’ora fatale delle 23,38 del 10 dicembre 2019, dopo la vittoria del Napoli per 4-0 sul Genk, c’è qualcosa che ricorda il suo esonero al Bayern il 27 settembre 2017.

Se è vero che cinque giocatori azzurri (Insigne, Allan, Callejon, Mertens, Koulibaly) avrebbero “favorito” l’esonero di Ancelotti, lamentandone gli “allenamenti blandi”, i giocatori impiegati fuori ruolo, il modulo di gioco e le formazioni continuamente cambiate, cinque giocatori del Bayern (Ribery, Robben, Lewandoski, Hummels, Boateng) si rivoltarono più esplicitamente.

Anch’essi parlarono di “allenamenti leggeri”. La “Bild”, uno dei più importanti quotidiani tedeschi, scrisse che il Bayern di Ancelotti non aveva “idee di gioco” e “nessun meccanismo, specie in fase difensiva”.

Ancelotti lascia il Napoli dopo il 4-0 al Genk, fu esonerato al Bayern dopo lo 0-3 che la squadra tedesca rimediò sul campo del Paris Saint Germain nel girone di Champions. Il presidente del Bayern, Ulrich Hoeness, ex attaccante della formazione bavarese (239 partite, 86 gol), prese atto del “non gradimento” della vecchia guardia nei confronti di Ancelotti, ma aggiunse un ulteriore motivo nell’esonerare il tecnico italiano: “Ci sono continue liti nello spogliatoio fra fisioterapisti, medici e collaboratori, con uno staff così non si può più lavorare”. Bocciò lo staff di Ancelotti.

L’allenatore di Reggiolo più decorato in Europa, con venti titoli in bacheca, non è al suo primo esonero. Si conclusero allo stesso modo le sue esperienze alla Juventus, al Milan, al Chelsea, al Real Madrid e al Bayern. Con quelle squadre (tranne la Juve) vinse, ma i club ne interruppero successivamente il rapporto.

Ancelotti lascia il Napoli con un solo traguardo raggiunto, gli ottavi di Champions conquistati anche da Mazzarri nel 2012 e da Sarri nel 2017. Al primo anno sulla panchina azzurra, ha piazzato la squadra al secondo posto con 79 punti (11 punti sotto la Juve).

Fecero meglio Mazzarri nel 2013 (78 punti, a -9 dalla Juve) e Sarri nel 2016 (82 punti a -9 dalla Juve) e nel 2018 (91 punti a -4 dalla Juve).

Ancelotti lascia il Napoli senza avere vinto niente. Mazzarri vinse una Coppa Italia, Benitez vinse Coppa Italia e Supercoppa italiana.

Nel primo anno pieno alla guida del Napoli, Ancelotti è uscito ai quarti sia in Coppa Italia che in Europa League. Si può parlare di fallimento dal momento che De Laurentiis, dopo la bellezza a zero tituli di Sarri, aveva preso Ancelotti per centrare qualche trofeo.

Il primo anno del Napoli di Ancelotti (con gli arrivi di Meret, Karnezis, Ospina, Maksimovic, Malcuit, Fabian Ruiz, Verdi, Younes) è andato avanti fra continui esperimenti nel tentativo di superare la squadra di Sarri e dare al Napoli un volto nuovo e vincente.

Nel secondo anno (con gli arrivi di Elmas, Di Lorenzo, Manolas, Lozano e Llorente) non s’è fatto meglio. Il Napoli di Ancelotti non è nato mai.

Si dice che Ancelotti sia un grande gestore di campioni, avendo allenato e vinto con le grandi squadre, ma non è un “costruttore” di squadre come s’è visto a Napoli.

Di fronte, poi, allo scontento dello spogliatoio azzurro non ha saputo gestirlo e dominarlo. È ridicolo pensare che un giocatore di modesta personalità come Insigne ne abbia provocato l’esonero. Ben altra incidenza ebbe Ribery al Bayern.

Da leader calmo, Ancelotti non ha avuto la prudenza di valutare il Napoli ancora confuso quest’anno a Dimaro (4-3-3, poi 4-4-2 e un calciomercato “ballerino”) evitando di fissare traguardi importanti (“Lotteremo per lo scudetto, siamo avvantaggiati rispetto agli altri”).

Fra tutti gli “altri”, che ora precedono il Napoli in classifica, tre squadre hanno cambiato la guida tecnica (Juve-Sarri, Inter-Conte, Roma-Fonseca), altre tre hanno confermato i loro tecnici (Lazio-Inzaghi, Cagliari-Maran, Atalanta-Gasperini). Il vantaggio sulle tre squadre con un nuovo allenatore non s’è visto.

Il Napoli di Ancelotti doveva passare dal possesso-palla di Sarri a una manovra più veloce e verticale. È fallito in difesa, complice l’addio di Albiol. Ha avuto a centrocampo un solo incontrista, Allan, con Elmas che deve “crescere”. In attacco sono svanite le felici combinazioni del passato.

Le partenze di Jorginho, Hamsik, Albiol non possono spiegare il fallimento. Ancelotti ha accettato tutte le campagne-acquisti di De Laurentiis definendo addirittura da dieci l’ultimo calciomercato.

Pare che nel contratto che ha legato Ancelotti al Napoli ci fosse una clausola secondo la quale le dichiarazioni del tecnico dovevano essere concordate col presidente. Se fosse vero, Ancelotti si è consegnato completamente a De Laurentiis e, alla fine, ne ha pagato le conseguenze.

Il lato negativo dell’avventura napoletana di Ancelotti è di non avere mai legato veramente con la squadra avendo poi nello spogliatoio intermediari (suo figlio da allenatore in seconda e il figlio di De Laurentiis vicepresidente) non all’altezza dei loro ruoli che avrebbero dovuto funzionare da cuscinetto fra i giocatori, la società e il tecnico.

Arriva Gattuso, 41 anni, passato sulle panchine del Sion, del Palermo, dell’Ofi Creta, del Pisa e del Milan, senza mai portare a termine il mandato, e pare che ci sarà una svolta profonda.

Corre voce che schiererà il Napoli col 4-3-3 ma senza i protagonisti sarriani, fuori cioè Insigne, Callejon e Mertens. Si vedrà.
11/12/2019
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