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L’allenatore, la squadra e la chiarezza
di Mimmo Carratelli (da: Roma del 03.12.2019)
Prima di accusare apertamente i giocatori (“la squadra non ce la mette tutta”), come nessun allenatore dovrebbe fare, c’è una premessa nella disanima di Ancelotti sulla crisi del Napoli che è illuminante: “Devono andare in campo con chiarezza e questa devo dargliela io”.

Questo è il vero problema del mediocre campionato in cui si è infognato il Napoli. Con molta evidenza, il vero problema del mediocre campionato in cui si è infognato il Napoli. Con molta evidenza Ancelotti non ha mai dato alla squadra chiarezza di idee, di gioco e di modulo di gioco, per di più non ha mai schierato la stessa formazione disorientando definitivamente i giocatori, qualcuno di loro impiegato fuori ruolo.

Senza ipocrisia e senza tirare in ballo l’ormai esausto ritornello di Ancelotti “allenatore che ha vinto tutto”, la crisi tecnica del Napoli ha un solo nome. Se la squadra non c’è più, la responsabilità è di chi ha detto in estate “è una squadra bellissima, il mercato è stato da dieci, partiamo avvantaggiati sugli altri e giocheremo per lo scudetto”.

Se la stagione è fallita, non può essere colpa della squadra che aveva la piena fiducia dell’allenatore e che, obiettivamente, era una buona squadra poi completamente rivoltata e disorientata dal tecnico.

Le due partite col Liverpool hanno illuso. Sono state due partite “molto tattiche” fine a se stesse senza alcuna “proiezione” in campionato. Ancelotti è anche poco furbo. Se contro il Bologna avesse schierato la stessa formazione del pareggio ad Anfield e il Napoli avesse fallito domenica sera come ha fallito, allora il tecnico avrebbe potuto ben dire che i giocatori sono inaffidabili, una volta giocano bene e una volta no.

Ma, attenzione, due volte contro il Liverpool Ancelotti ha trasmesso alla squadra quella chiarezza di idee che, complice il continuo turn-over, non ha mai dato in campionato.

Il continuo cambio di formazione è il motivo più evidente di un Napoli incerto e non più efficace. Il 4-3-3 tentato contro il Bologna è stata una soluzione ingenua quanto fallita. Il tridente d’attacco era sbagliato. Non Lozano-Llorente-Insigne, ma Callejon-Mertens-Insigne erano i più adatti.

Sono errori attribuibili al tecnico. Come il cambio Elmas-Mertens dopo un’ora di gioco sull’1-1. Con un Napoli disarticolato, togliere un centrocampista per un attaccante ha aggravato il disequilibrio della squadra.

Era naturale, semmai, un avvicendamento Llorente-Mertens. E inserire Mertens negli ultimi 25 minuti significa aver mandato in campo un giocatore relegato in panchina dopo il gol di Liverpool, demotivato e che ha perso entusiasmo.

Le scelte di Ancelotti per il match di domenica sera sono apparse discutibili. Di nuovo Di Lorenzo sul lato sbagliato, Zielinski play che non è il suo ruolo, i 90 minuti concessi a un Llorente statico e pasticcione, la rinuncia ormai continua a Callejon che era l’equilibratore della squadra, Fabian Ruiz a galleggiare a metà campo, il banale impiego di Younes negli ultimi dieci minuti.

Ieri mattina, l’allenatore ha incontrato i giocatori per un “faccia a faccia”. Incredibile. Ma da Dimaro a oggi, il tecnico e la squadra non si sono mai parlati, non si sono mai capiti, non si sono mai spiegati? Il Napoli smontato da Ancelotti, e mai rimontato, è da tempo “distante” dal suo allenatore.

Aggiungiamo i danni del presidente (“Mertens e Callejon vadano a fare le marchette in Cina”) e di suo figlio vicepresidente (“I giocatori di oggi non hanno le palle”) ed ecco il quadro della crisi anche se parziale.

Ancelotti ha disposto il ritiro da domani sino alla partita di Udine (sabato). Iniziativa corretta, prerogativa del tecnico e non punitiva se predisposta da un presidente-padrone incavolato.

Tutti insieme per parlarsi ancora. Che cosa avranno da dirsi, allenatore e giocatori, che non sia chiaro e lampante da tempo? Se ci sarà sincerità nel dialogo, i danni della stagione potranno essere ridotti al minimo. Il salto nel buio è per la prossima annata.

Il problema finale di questo momento oscuro del Napoli è questo. Se le cose non vanno, chi paga (a torto o a ragione) è l’allenatore che viene esonerato. In attesa di una scelta definitiva la squadra, in corso d’opera, viene affidata all’allenatore in seconda. L’allenatore in seconda del Napoli è Davide Ancelotti.

2/12/2019
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