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Oliva, 60 anni e la laurea “honoris causa”
di Adriano Cisternino
Chiamatelo dottore, ma stavolta la laurea (la seconda) gli è stata conferita “honoris causa” dall'università di Foggia, laurea in “Scienze delle attività motorie e sportive”.

Ecco la motivazione: ”Per il profilo agonistico che ne ha caratterizzato la carriera in ambito nazionale ed internazionale; per il notevole contributo reso allo sport sia come atleta che come allenatore; quindi per l'importante impegno profuso in favore dei giovani socialmente a rischio”.

Il 18 dicembre scorso il pronunciamento del Miur su proposta del prof. Pietro Mango, approvata prima dal consiglio del dipartimento di Medicina clinica e sperimentale e poi dal senato accademico dell'Università di Foggia. Presumibilmente in primavera la cerimonia di conferimento la cui data sarà concordata a breve.

È la mia seconda laurea – precisa Patrizio – dopo quella in scienze turistiche conseguita l'anno scorso all'Università di Caserta col massimo dei voti. Ma questa è più prestigiosa – sottolinea – perché riflette tutto il mio passato sportivo e l'impegno sociale con i giovani. In sostanza una laurea che sintetizza le esperienze di una vita nello sport. La pratica, insomma, ce l'ho tutta, mi mancava la qualifica ed ora l'ho acquisita”.

Compirà 60 anni il 28 gennaio, Patrizio, un nuovo dottorato da incorniciare ed una vita che non finisce di regalargli nuove emozioni e soddisfazioni: “Non è mai tardi per reralizzare i propri sogni. È questo che insegno, al di là di ogni consiglio tecnico, ai ragazzi nella mia palestra di Soccavo dove vado tutte le sere”.

Il pugilato primo amore, lo ha accompagnato per tutta la vita, l'oro olimpico a Mosca 1980 da dilettante, il titolo mondiale da professionista nei superleggeri: soltanto quattro pugili italiani sono riusciti in questa accoppiata, con Oliva sono nella storia Nino Benvenuti, Maurizio Stecca e Giovanni Parisi, un poker d'assi che pochi mesi ha ha inaugurato a Castrocaro la “Hall of fame” della boxe italiana, un'iniziativa del giornale online Boxeringweb.

Pochi ricordano che è stato anche campione europeo dei welters. È uscito dal ring con un record di 93 vittorie su 96 incontri a torso nudo. Ma è rimasto all'angolo: allenatore Aiba, due olimpiadi con gli azzurri, poi una rottura ancora insanata con la Federazione, troppo ingombrante forse la sua figura con quel ricco passato.

60 Anni e un grande passato da pugile, ma sul ring e dintorni anche allenatore, arbitro, organizzatore, e poi per hobby (ma non tanto) cantante, calciatore, attore, scrittore, imprenditore.

Il teatro l'ultima passione: “Patrizio versus Oliva” è una pièce costruita su misura per lui e tratta dalla sua autobiografia “Sparviero”, un libro scritto con il nipote Fabio Rocco Oliva. È andata in scena con successo nell'ambito del Napoli Teatro Festival: “L'esperienza teatrale mi affascina. Questo è il secondo lavoro che interpreto, le critiche sono state molto positive. Sarà riproposto al Mann a marzo prossimo, in aprile a San Severo (Foggia) e poi ad ottobre con la nuova stagione teatrale”.

60 Anni, oro olimpico e mondiale professionistico quando in Italia ancora la boxe seguiva percorsi tradizionali e riempiva i palasport (per non parlare di quando riempiva gli stadi!): “Due traguardi diversi quanto importanti in egual misura. L'oro olimpico è il primo sogno di chi mette piede in palestra. In dieci giorni o giù di lì devi battere i migliori del mondo. Personalmente, a Mosca, il successo fu doppio per quella finale contro Konekbaev: avevo contro tutta l'Unione Sovietica. Quanto al mondiale con Sacco, anche lì avevo contro non solo Sacco, ma tanti critici che non credevano in me, dubitavano delle mie capacità di soffrire. Dicevano che potevo vincere solo finché mi assisteva la tecnica. Ebbene, a Montecarlo quella sera dimostrai di saper fare all'occorrenza anche il guerriero: vinsi una battaglia feroce di tecnica, resistenza, sofferenza e lucidità. E allora i mondiali erano di 15 round”.

60 Anni, e un grande passato, ma oggi il ring in Italia piange. Palasport semivuoti, la tivù snobba il ring. Perché? “Abbiamo solo un titolo europeo. La Federazione pensa solo ai dilettanti. Ma da quando manca un oro olimpico o mondiale? Troppe cose non vanno. C'è un centro tecnico inutilmente aperto ad Assisi, a chi interessa tenerlo aperto quando da anni ci sono strutture militari splendide e funzionali? Ne ho vista una bellissima a Caserta”.

60 Anni, spesi in gran parte sul ring e dintorni, ma non solo: un bilancio? “Non amo guardare indietro se non per correggere eventuali errori e migliorarmi per il futuro. Sono però soddisfatto innanzitutto per la bella famiglia creata con Nilia, per le mie tre splendide figlie, a cominciare da Alessandra, la prima, avviata nella carriera diplomaica. È in partenza per il Ghana come vice nell'ambasciata italiana”.

60 Anni e una nuova laurea che gli apre nuovi orizzonti di vita. Auguri Patrizio!
20/1/2019
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