Approfondimenti
Tamberi e Jacobs, fratelli d'Italia
di Adriano Cisternino
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Tamberi e Jacobs, fratelli d'Italia. Alle olimpiadi di Tokyo l'Italia s'è desta ed ha regalato allo sport italiano e all'Italia tutta, quella che è già stata definita la più bella giornata della storia del nostro sport.
Domenica 1° agosto, una domenica bestiale, due ori olimpici sulla pista di atletica. E che ori! Il salto in alto e i 100 metri.
Due ori mai visti da queste parti. I 100 metri, sì, proprio i 100 metri, Marcel Jacobs ha lasciato tutti alle sue spalle con uno sbalorditivo 9”80.
Nella storia dell'atletica italiana nessuno era mai riuscito a salire sul podio olimpico dei 100, anzi, nessuno era mai entrato in una finale, che è sempre stata appannaggio di americani e più spesso di afro-americani.
Eccezioni europee sono state il tedesco Armin Hary a Roma 1960 e il sovietico Valery Borzov a Monaco 1972. L'atletica italiana ha avuto sprinter di valore assoluto come Livio Berruti e Pietro Mennea, entrambi ori olimpici rispettivamente a Roma 1960 e a Mosca 1980, ma nel 200 metri, che è già un'altra cosa.
Marcel Jacobs ha infranto questo tabù. Classe '84, padre americano e madre italiana, nato a El Paso, in Texas ma in Italia dall'età di due anni dopo la separazione dei genitori, ha portato l'Italia in cima al mondo nei 100 metri piani.
È lui, insomma, un italiano, l'erede del mitico Usai Bolt, il giamaicano vincitore nella specialità di ben tre olimpiadi consecutive.
L'altro oro porta il nome di Gianmarco Tamberi, classe '92, di Civitanova Marche, vincitore nel salto in alto con la misura 2,37 metri, a pari merito con Mutaz Essa Barchim del Qatar che ha realizzato la stessa misura. Tamberi è figlio d'arte, il padre-allenatore ha partecipato alle olimpiadi di Mosca.
Il suo oro ha una storia sofferta perché cinque anni fa, Tamberi subì un grave infortunio a pochi mesi dalla trasferta a Rio de Janeiro per cui fu costretto a saltare l'olimpiade brasiliana. Dopo cinque anni è arrivata la grande rivincita sul destino. E anche quest'oro è di portata storica perché la storia delle olimpiadi non ha mai registrato un italiano sul podio del salto in alto.
Ma oltre ai due ori storici, questa fantastica prima domenica d'agosto ha regalato allo sport napoletano anche un'altra soddisfazione olimpica di grande prestigio. Alessandro Sibilio, classe '99, è in finale nei 400 ostacoli.
Vomerese, laurea in ingegneria gestionale, Sibilio è fresco campione europeo under 23 in una specialità fra le più difficili e complesse perché richiede doti particolari: alla velocità prolungata del giro di pista associa la difficoltà degli ostacoli.
Nella semifinale di Tokyo Sibilio ha corso splendidamente con una progressione nel rettilineo finale dove ha rimontato varie posizioni chiudendo terzo con un 47”93, record personale che gli è valso il ripescaggio per la finale in programma martedì alle 5,20 italiane.
Particolare curioso: Sibilio ha corso la seconda delle tre semifinali della specialità, per cui la certezza della sua ammissione alla finale è affiorata solo dopo la conclusione della terza semifinale: “
Sono stati i dieci minuti più lunghi della mia vita!” ha dichiarato subito dopo. Non è difficile capirlo.