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Cronaca
Perché la Juve nuoce alla salute
di Mimmo Carratelli
(da: Roma del 30.07.2020)
Suggestivo appuntamento stasera (19,30) al Tennis Club Napoli per la presentazione del libro “La Juventus nuoce alla salute” di Achilleugenio Lauro, pubblicato da Guida (160 pagine, 16 euro).

Nel giardino dell’editoria ossequiente e conformista che inneggia alla Juventus, autori stabilmente in piedi sul carro dell’eterno vincitore, perché la Juve con sei milioni di tifosi lungo lo Stivale fa vendere, dà un successo assicurato, una gradita benemerenza sabauda e una agognata attenzione agnellina, Anchilleugenio Lauro, napoletano e dolce-amaro tifoso del Napoli, piazza, felice e irridente, questo volume politically incorrect, “La Juventus nuoce alla salute”, che è tutto un vibrare di robusto sentimento anti-juventino in un Paese che al 29,4 per cento tifa Juve ma al 43 per cento la detesta come risulta da accurati sondaggi.

Questa statistica avversione alla Vecchia Signora (rompiballe), superiore alla devozione, mette di buon umore Achilleugenio e lo scatena in una circostanziata invettiva confessando che “non si è buoni tifosi se non si è abbastanza carogna”. E da carogna confesso Achilleugenio parte all’attacco del mito calcistico italiano per il quale la stragrande maggioranza dei media sbava, dettaglio non irrilevante, puntuali voci del padrone in campo che contribuiscono all’antipatia che accompagna le vittorie della Juve. La sudditanza psicologica a tutto volume e a chiare lettere.

Una domanda è essenziale per accettare questo “de bello juventino”. Com’è che si “odia” solo la Juventus e non anche l’Inter e il Milan? Pure, le due squadre milanesi hanno spadroneggiato pesantemente nei loro tempi di molto danaro e moltissima influenza quando era “vietato” vincere a San Siro. Non è il limitato tempo glorioso di Inter e Milan (18 scudetti a testa) a dirottare solo sulla Juve (36 scudetti) l’antipatia del 43 per cento degli italiani. Non è tanto, e non solo, il lungo predominio bianconero a nutrire l’astio nei confronti del club torinese, vincitore noiosissimo.

È ben altro. È la palese arroganza, furbescamente elegante ai tempi dell’Avvocato (“Napoli campione d’Italia? Diciamo che abbiamo concesso allo scudetto un anno di libera uscita”). È Marchisio che dice di avere in antipatia una sola squadra, il Napoli. È il portiere bianconero di riserva Pinsoglio che punta il dito medio verso i tifosi napoletani. È Buffon che all’arbitro inglese Oliver, reo di avere concesso un rigore al Real Madrid contro la Juve, urla: “Hai un bidone dell’immondizia al posto del cuore”. Sono gli Under 15 della Juve che, dopo una partita con i giovanissimi azzurri, schiamazzano nello spogliatoio: “Napoli usa il sapone”. Sono i ragazzi juventini delle elementari e delle medie, ospitati nella Curva Sud dello Stadium squalificata per i cori contro il Napoli, che insultano gli avversari.

È questo sentimento di supremazia insolente che accende l’anti-juventinità. È la pretesa di non essere disturbati (l’allarme iniziale contro il Var con grancassa di opinionisti sudditi ed amici), ostacolati, messi in discussione, sospettati. È il sentimento di ingiustizia che il mondo bianconero avverte in ogni disavventura della Juve. La “lesa maestà” lo irretisce, Calciopoli lo ha ferito “da innocenti”, la Champions lo respinge ingiustamente. Ogni avversità lo indigna perché non è nel conto della Real Casa.

Achilleugenio Lauro ha un archivio nutrito di episodi e atteggiamenti ingiustificati del mondo Juve e li spalma in un racconto aperto, verace, pungente, sottolineando di essere “fieramente anti-juventino”. Scrive di più. “Io la Juve la voglio vedere sconfitta in ogni occasione. Mi piace da morire”. Volendo essere sincero aggiunge: “Dev’essere il veleno accumulato dai tifosi del Napoli, forse l’invidia”.

Il sentimento anti-juventino è particolarmente acceso a Napoli nel contrasto fra gli eterni vincenti e i romantici perdenti del golfo. Ma è altrettanto nutrito il sentimento anti-napoletano degli juventini che sfocia, più che a Napoli contro la Juve, negli insulti grevi, nella denigrazione costante e in quel “razzismo territoriale” scontato con risibili multe e futili squalifiche delle curve bianconere, poi disatteso e annacquato perché troppo pericoloso per l’acre ospitalità juventina.

La Juventus è Crudelia Demon (che proprio nel film ha i capelli metà bianchi e metà neri) che strapazza i ragazzini dell’Inter (9-1) schierati per protesta da Angelo Moratti al posto della prima squadra nella ripetizione della partita dopo che la Caf aveva annullato il 2-0 a favore dell’Inter nella prima gara non giocata per il pubblico bianconero ai bordi del campo. E la Juve vince così lo scudetto 1961.

È Crudelia Demon che ringrazia per il gol di Turone (Juve-Roma 0-0 del 1981) annullato per fuorigioco che fa fuori la squadra giallorossa e il campionato lo vince la Juventus. Tempo dopo, Carlo Sassi inventore e principe della moviola osò dire che le immagini del gol romanista, propinate in tv, erano state truccate per confermare l’offside.

È Buffon che para ben dentro la porta il colpo di testa di Muntari (Milan-Juve 1-1 del 25 febbraio 2012) che fa fuori il Milan dallo lotta-scudetto che la Juve ovviamente vince. È l’arbitro livornese Piero Ceccarini che, undici anni dopo, riconosce di non avere fischiato a Torino il fallo da rigore di Mark Iuliano sul Ronaldo brasiliano facendo fuori l’Inter dal duello-scudetto con la Juve.

Achilleugenio Lauro non trascura un solo episodio a sostegno della “quantità sconfinata di astio nei confronti della Juve”, avvalorata “da tanti, tanti sospetti ed episodi motivati”. E gioisce nel riferire quanto successe negli spogliatoi di Torino il 6 novembre 1985, match di ritorno degli ottavi di finale di Coppa campioni fra Juventus e Verona (all’andata 0-0 al Bentegodi).

La Juve va in vantaggio con un rigore discutibile di Platini, poi raddoppia. Il Verona reclama inutilmente un rigore su Briegel. Putiferio in campo (alcuni giocatori del Verona mimano assegni firmati a favore dell’arbitro Wurtz), putiferio negli spogliatoi.

Quando i carabinieri bussano allo stanzone del Verona per assicurarsi che tutto vada bene, Osvaldo Bagnoli, l’allenatore-signore dei veronesi, indicando lo spogliatoio della Juve sbotta: “Se cercate i ladri sono nell’altra stanza”.

Tre anni prima, con la Fiorentina “segata” a Cagliari dall’arbitro e la Juve che vinceva a Catanzaro il campionato, Antognoni fu ancora più chiaro: “Ci hanno rubato lo scudetto”. Musica per le orecchie di Achilleugenio. La definizione di Rubentus non è nata a Napoli.

Naturalmente, tutti quelli che hanno abbattuto la tracotanza juventina, “un mostro con più teste, denaro, forza del potere, sudditanza”, entrano a far parte della “galleria degli eroi” di Achilleugenio Lauro.

In testa il tracagnotto bavarese Felix Magath che decapitò la Juve nella finale europea di Atene, 25 maggio 1983, che pare sia la data ufficiale della nascita della anti-juventinità, ma anche il siciliano Fabrizio Cammarata del Verona per i due gol al tulipano della Juve Edwin van der Saar (1,97) che cominciarono a far fuori la squadra bianconera dalla lotta per lo scudetto 2000, vinto definitivamente dalla Lazio il pomeriggio in cui un altro benemerito di Achilleugenio Lauro, l’aretino Alessandro Calori, affondò la Juve sotto il diluvio di Perugia mentre il sole splendeva in tutta Italia.

Fuori dal suo Pantheon anti-bianconero, Achilleugenio Lauro colloca Zeman e il giudice Guariniello, tra i più ammirati oppositori di Madama.

C’è da concludere che la Juve nuoce prima alla salute dei “nemici” battuti ripetutamente e perciò rancorosi, invidiosi e alla ricerca di una eterna vendetta con gran lavoro di fegato nello sbirciare fra usi e abusi juventini.

Ma nuoce anche alla schiera dei tifosi bianconeri condannati dalla monotonia delle vittorie a una vita noiosa, senza emozioni, senza eccitazione, la calcolatrice al posto del cuore, l’inedia e il tedio compagni degli scudetti ripetuti e una crisi esistenziale scolorita.

E poi c’è la Champions che nuoce gravemente alla salute della Juventus. Achilleugenio Lauro ricorda che quando la Juve ha trovato avversari di pari o superiori risolse economiche e potere, in Italia l‘Inter dei Moratti e il Milan di Berlusconi, in Europa il Real Madrid e il Bayern, allora la Juve è stata solo seconda nuocendo gravemente alla salute dei suoi contabili.

30/7/2020
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