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Approfondimenti
Coronavirus e solidarietà
di Giovanna D'Arbitrio
Il 17 aprile 2020 purtroppo l'Unità' d'Italia è stata commemorata senza celebrazioni per il coronavirus. “Fatta l'Italia, ora bisogna fare gli italiani" - disse D'Azeglio e forse mai come in questo momento ci sentiamo uniti, dal Sud al Nord.

Possiamo, inoltre, affermare che il Meridione sta dando un esempio di dignità e coraggio, malgrado i problemi endemici che lo attanagliano.

Anche la nostra città ha dimostrato che l’unione fa la forza: dai napoletani che hanno cantato sia Abbracciame che Fratelli d’Italia sui balconi dei vicoli dove non batte il sole ai medici che hanno avuto il coraggio di sperimentare per primi una cura contro il virus ora donata a tutti, in ospedali non sempre ben attrezzati per pandemie, dove tutto il personale si prodiga anche senza mascherine.

Sicuramente qualcosa non ha funzionato, e forse ancora non funziona, nelle informazioni fornite dai mass media nazionali e soprattutto da quelli internazionali. Ѐ mai possibile che per il coronavirus l'attenzione si sia spostata dalla Cina, e da altri paesi asiatici, all'Italia?

Paesi in condizioni igieniche pietose per inquinamento triplicato da globalizzazione, esperimenti nucleari e guerre? Là le mascherine le portavano già prima che scoppiasse il coronavirus per l’aria irrespirabile.

Non solo i mass media esteri si sono dimenticati della Cina e dei paesi asiatici, ma in un primo momento hanno messo in atto un'operazione di sciacallaggio contro l’Italia, invece di imitarne l’esempio nel prendere adeguate misure per evitarne la diffusione.

Incredibile la teoria dell’immunità di gregge, sostenuta da Boris Johnson. E così siamo arrivati alla pandemia e si sono ripetute in tutto il mondo le stesse scene già viste in Italia, dall’invasione di supermercati alle corse ai treni per allontanarsi dalle metropoli, con l’aggiunta di comportamenti strani: in USA corrono a comprare armi, nel Regno Unito e in Australia carta igienica.

Sperando che l’Italia possa superare presto questo drammatico momento, sarebbe opportuno forse che si cominciassero a stabilire regole condivise verso coloro che delocalizzano produzioni con il solo obiettivo di incrementare i profitti in paesi in cui è consentito sfruttare risorse di ogni genere senza rispetto per diritti umani e civili, né per i cosiddetti beni comuni.

In tanti secoli di colonialismo, neocolonialismo, e ora anni di globalizzazione, quasi nulla si è fatto per promuovere istruzione, formazione, lavoro nonché difesa dei diritti dei lavoratori, per costruire acquedotti e fogne, per sollecitare leggi a protezione di donne e minori.

Il Coronavirus, dunque, è un drammatico boomerang che, come le massicce migrazioni, è inquadrabile in un processo di causa-effetto.

Ogni azione genera reazioni: l’immagine classica del sasso che lanciato in uno stagno fa apparire cerchi sempre più ampi sull’acqua, sembra un esempio appropriato per gli eventi storici che coinvolgono l’Umanità, eventi in cui il principio causa-effetto domina sovrano.

Forse il coronavirus ci insegnerà a riflettere sugli errori passati: è un male comune che abbatte differenze di classe, colpendo ricchi e poveri, paesi potenti e paesi meno abbienti o sottosviluppati. Ora siamo tutti sulla stessa barca.

Speriamo che dopo aver sconfitto la pandemia, l'umanità possa ricordarne la significativa lezione, quella della solidarietà.

23/3/2020
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