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“Il cielo sopra Stoccarda”, la Coppa Uefa del Napoli
di Adriano Cisternino
Il cielo sopra Stoccarda”, parole e musica, nel ricordo di quella sera del 17 maggio 1989, quando il Napoli sollevò al cielo la Coppa Uefa nello stadio della città tedesca. Un lavoro teatrale andato in scena a trent'anni esatti di distanza nell'Agorà Morelli con la partecipazione di alcuni protagonisti di quella storica serata dello sport napoletano.

Ricordi e aneddoti di un commosso Corrado Ferlaino, presidente del Napoli dell'epoca, di Ottavio Bianchi che era in panchina, di Sandro Renica e Giovanni Francini che erano in campo, di Salvatore Biazzo e Franco Esposito che erano lì come inviati della Rai e de “Il Mattino”, e di Giuseppe Montanino, tifoso collezionista di cimeli del Napoli.

Un racconto scritto da Marcello Altamura e Gianmaria Roberti, interpretato dall'attore Antonello Cossia con le musiche di Pino Balzano per una coinvolgente serata condotta dalla giornalista Titti Improta. Ma c'erano anche ex-azzurri come Gianni Improta e Tonino Albano, e Lino Russo, medico sociale che raccolse l'eredità di Emilio Acampora, e protagonisti di altri sport come i pallanotisti Franco e Pino Porzio, tifosissimi azzurri da sempre, Anna e Raffaella Iuliano, vedova e figlia dello scomparso capo ufficio stampa dell'epoca Carlo Iuliano, e il magistrato Bruno D'Urso, tifosissimo e grande amico di Bianchi, e tanti giornalisti che all'epoca seguivano il Napoli di Maradona.

Una galoppata azzurra trionfale per l'Europa in sei incontri, andata e ritorno, raccontata anche con brandelli di filmati di quelle partite, interviste a protagonisti e testimoni custodi di gustosi aneddoti e curiosità. In ordine cronologico le sei avversarie, sei battaglie da due turni ciascuna: dal Paok Salonicco al Lokomotiv Lipsia rievocato da un commosso Giovanni Francini, al Bordeaux e alla Juventus (sempre lei!) buttata fuori dell'indimenticabile gol di Renica al San Paolo quasi allo scadere dei tempi supplementari dopo il 2-2 fra andata e ritorno: “Calcio d'angolo per noi, Bianchi mi intimava di tornare in difesa, ma io rimasi lì davanti perché la palla ce l'aveva Careca: passaggio al bacio, il mio tiro e gol. Che emozione. Eppoi far fuori la Juve!” Applauso fragoroso, ovviamente.

Dopo la Juve il Bayern, all'epoca terrore d'Europa, con i ricordi di Franco Esposito. E quindi la finale a Stoccarda, 17 maggio 1989, l'anno del crollo del muro di Berlino, della protesta di piazza Tienanmen, del Nobel per la pace al Dalai Lama, e della Coppa europea del Napoli. Con i ricordi di Salvatore Biazzo che allo scoccare del 90° inseguiva Maradona in campo con la telecamera di Massimo Campili.

Investito dalla inevitabile domanda (era difficile gestire Maradona?) Ottavio Bianchi ha replicato con la consueta arguzia: “Era difficile gestire chi si credeva Maradona...”.

Storie di un calcio d'altri tempi, di un Napoli che trionfava in Europa anche perché – come ha osservato Bianchi – c'erano in squadra giocatori napoletani che interpretavano la città all'interno dello spogliatoio. I protagnisti: Giuliani, Di Fusco, Ferrara, Corradini, Francini, Carannante, Bigliardi, Renica, Neri, Fusi, De Napoli, Romano, Crippa, Alemao, Giacchetta, Maradona, Careca, Carnevale.

19/5/2019
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