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L’economia comportamentale di R.H.Talher
di Giovanna D'Arbitrio
Il premio Nobel 2017 per l’economia è stato assegnato a Richard H. Thaler, economista dell’università di Chicago per i suoi studi sull’economia comportamentale, con la seguente motivazione: “Ha inserito ipotesi psicologicamente realistiche nelle analisi del processo decisionale economico, esplorando le conseguenze di una razionalità limitata, di preferenze sociali e di mancanza di autocontrollo, ha mostrato come questi tratti umani influenzino sistematicamente le decisioni individuali e gli esiti del mercato”.

Secondo Talher per l’economia del passato tutto era razionale e quindi prevedibile in base alla teoria del “punto di equilibrio”, cioè quello in cui domanda e offerta s’incontrano: se la domanda cresce, il prezzo scende e viceversa, così per generazioni l’economisti sono andati avanti guidati dalle teorie di A. Smith.

Oggi, invece, tutto è molto più complicato, come evidenziano gli studi sull’economia comportamentale, in base ai quali gli esseri umani si possano dividere in due categorie: gli Econs, una minoranza di persone superiori ben informate capaci di scegliere in modo razionale, e gli Humans, cioè la maggior parte dei comuni “umani” male informati, soggetti ad errore e scelte irrazionali.

Egli pertanto spiega i forti legami tra psicologia ed economia nel suo libro, “Misbehaving: The Making of Behavioral Economics" (Comportarsi male: la nascita dell’economia comportamentale) e in un altro testo “Nudge”, (la spinta gentile), scritto in collaborazione con, il giurista Cass Sustein, in cui sostiene che siamo condizionati da troppe informazioni contrastanti, da difficoltà della vita quotidiana e debole forza di volontà, quindi soggetti a scelte sbagliate. Per questi motivi, quindi, abbiamo bisogno di un "pungolo", di una “spinta gentile” che ci indirizzi verso le scelte giuste attraverso pratiche di buona cittadinanza che ci aiutino a scegliere il meglio per noi stessi e per la società, nel più svariati campi.

Senz’altro chi si ricorda gli anni ’50 del difficile dopoguerra, affermerà che di scelte ne aveva davvero poche, anche se c’era una gran voglia di ricostruire e di ritornare a valori e ideali positivi. Allora non si facevano sprechi, la spesa si faceva giorno per giorno, pochi erano i vestiti e le scarpe, pochi i divertimenti: si guardava la Tv in bianco e nero che aveva solo due canali e i bambini andavano a letto dopo Carosello.

In seguito esplose il “Boom Economico” e tutti sembravano impazziti nell’acquistare le merci più svariate pagando “a rate” e firmando cambiali. La pubblicità cominciò ad avere più spazi in Tv, a cinema, sui giornali e nel tempo diventò martellate con migliaia di offerte e prodotti. Fu allora che cominciammo ad essere confusi e a fare scelte sbagliate.

In verità la scoperta dei legami tra psicologia ed economia ci sembra un po’ come quella dell’uovo di Colombo. Qualsiasi casalinga triste e depressa sa che in lei scattano meccanismi di compensazione che la spingono a fare acquisti di cose inutili solo per ritrovare un po’ di buonumore. E gli esperti di marketing già da tempo studiano come incidere sulla psiche delle persone per invogliarli ad acquistare un prodotto attraverso adeguati ed asfissianti spot pubblicitari, ripetuti in tv a tutte le ore. Un vero lavaggio del cervello!

La soluzione potrebbe essere la moralizzazione di economia e finanza che hanno stravolto il mondo con globalizzazione e sfrenato liberismo, delocalizzando produzioni di ogni genere in paesi sottosviluppati per ottimizzare profitti e ridurre i costi, costringendo i consumatori di tutti i paesi a comprare merci di cui spesso ignora la provenienza.

E per concludere ci sembra che in periodo di grave crisi, sono davvero pochi gli “Humans” che possono essere indotti agli errori di cui parla Talher. Chi deve far quadrare il bilancio per arrivare a fine mese, chi deve mettere un piatto a tavola, le scelte le fa solo per tirare avanti.
16/10/2017
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