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Approfondimenti
Il cereale coltivato più antico: l’orzo
di Paola La Nave
Originario dell’Asia occidentale e della Tartaria, la zona che si estendeva dal Mar Nero all’Oceano Pacifico, l’orzo (Hordeum vulgare) cresce allo stato spontaneo dalla Palestina al Turkestan.

Ne esistono diverse varietà che non presentano alcuna differenza dal punto di vista alimentare e medicinale, tuttavia l’orzo a sei fili, o orzo precoce, serve dal 1269 alla fabbricazione della birra.

L’orzo è fra le piante coltivate più antiche ed era conosciuto già dalle civiltà più remote. In Grecia questo cereale, dalla maturazione precoce e molto resistente al freddo, era stato il cibo fondamentale dell’età più antica, quella degli eroi di Omero ed è proprio nell’inno omerico dedicato a Demetra, dea delle messi, che si può leggere la “vera storia” della comparsa dell’orzo.

Plutone, dio degli Inferi, rapì la figlia di Demetra, Persefone, per farla sua sposa; la dea si vendicò condannando la Terra ad una terribile siccità.

Le piante arse dalla mancanza d’acqua non davano più frutti e gli uomini soffrivano la fame; allora Zeus mandò dei messi a Demetra per supplicarla di far cessare quel flagello.

La dea accettò, ma solo a condizione che Persefone potesse lasciare il buio regno degli Inferi; Plutone, obbedendo a Zeus, si accinse a separarsi dalla sposa, ma architettò un diabolico piano: obbligò la fanciulla ad ingoiare un chicco di melagrana, ed il semplice fatto di aver mangiato un cibo dell’Oltretomba fece sì che Persefone non potesse lasciare per sempre il marito, ma che dovesse far ritorno al suo fianco ogni anno, per quattro mesi.

Demetra, riavuta finalmente la figlia, fece ricoprire la Terra di vegetazione, diede agli uomini l’orzo ed insegnò loro a coltivare i campi.

Quindi, dal sacrificio di una dea e dalla sua morte, simboleggiata in questo caso dall’annuale scomparsa di Persefone negli Inferi, era nato l’orzo.

Come dalla grande spinta vitale di un seme messo sotto terra, così da questa energia sotterranea era nato ciò che avrebbe “dato la vita” agli uomini. E l’orzo era talmente apprezzato dai medici dell’antichità che il grande Ippocrate, padre della medicina, gli consacrò un intero libro.

Egli lo prescriveva all’inizio di ogni malattia acuta sotto forma di ptisane leggera o di krithodes, che era un decotto più concentrato. Dopo di lui fu Galeno un acceso sostenitore della ptisane, come anche il bizantino Paolo d’Egine, che l’arricchì con l’aggiunta di diversi ortaggi.

Durante il Medioevo e il Rinascimento, fino al XVII secolo, vennero attribuite all’orzo virtù addolcenti ed emollienti, calmanti e pettorali (ossia che alleviano tutte le malattie di petto); il decotto era consigliato per conciliare il sonno e la farina d’orzo per fare cataplasmi maturativi.

Già in quest’epoca si operava la differenza fra orzo mondo, cioè privato delle glumette, e orzo perlato, cioè brillato e ben compresso in semi arrotondati.

Tutti i più illustri medici del XVII e XVIII secolo raccomandavano l’orzo nelle malattie infiammatorie, in quelle del fegato, nella cistite, nella dissenteria e nel raffreddore allo stadio iniziale.

Veniva considerato un ottimo ricostituente e, insieme al latte, l’acqua d’orzo era la bevanda dei tubercolotici.

La famosa “tisana di Tissot” non era altro che un decotto di orzo profumato alla gelatina di Ribes o al succo di Limone.

Più vicino a noi Kneipp, prete e guaritore bavarese, raccomandava l’acqua d’orzo agli anemici, ai dispeptici e ai febbricitanti.

Oggi le proprietà dell’orzo sono state ben distinte secondo i vari stadi di germinazione. L’orzo è considerato nutriente, rinfrescante, emolliente e diuretico.

Il malto, ossia l’orzo germinato ed essiccato come viene usato dai birrai, è antiscorbutico, rivitalizzante e tonico; raccomandato ai dispeptici, facilita la digestione delle pappe dei lattanti e dei cibi per i malati. È indicato inoltre contro il raffreddore e le affezioni catarrali semplici.

Torrefatto, l’orzo può sostituire il caffè nei decotti tonici e digestivi, o essere aggiunto al latte (sempre in sostituzione del caffè) nelle colazioni del mattino.

I piccoli germi staccati dal malto, eliminati dalla birreria, sono stati reputati ottimi contro la diarrea; essi, infatti, contengono un principio antisettico, isolato nel 1906 da E. Leger, dotato di un’azione pressoché specifica contro il colera. Il lievito di birra è rinomato contro il diabete, le autointossicazioni e la foruncolosi.
26/9/2016
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